Efficienza del fotovoltaico. È record. Ed è europeo. Arriva la notizia, infatti, dalla Germania e per precisione dal Fraunhofer Institute, che gli scienziati dell’istituto hanno realizzato una cella solare di silicio multi cristallino con un’efficienza nella conversione dalla luce incidente all’elettricità del 21,9%. È un nuovo record, per questa tecnologia, che porta in pole position il silicio multi cristallino.
La cella realizzata è del tipo HP mc-Si (high performance multicrystalline silicon) e appartiene a un progetto interno all’istituto, il multiTOP, che si pone l’obiettivo di sviluppare la tecnologia multi cristallina per superare il gap tra questa tecnologia e quella della tecnologia monocristallina.
Il record sull’efficienza del monocristallino è sempre del Fraunhofer Institute, che nel 2016 ha toccato il rendimento del 25,3% di una cella fotovoltaica. Il processo è sempre quello legato alla tecnologia TOPCon, la quale è stata usata per creare io wafer del multi cristallino.
Vero è che si tratta di risultati sperimentali che non saranno utilizzati in brevissimi tempi su scala industriale anche se in realtà i tempi di trasferimento tecnologico dai laboratori alle linee i produzione, per quanto riguarda il fotovoltaico si vanno sempre più assottigliando.
Sul silicio multi cristallino l’azienda Norvegese REC ha annunciato la messa in produzione, e commercializzazione, di pannelli con un’efficienza media del 20,21, mentre Trina Solar è arrivata al 20%.
Si tratta di uno scenario interessante perché si coniuga con la costante riduzione dei prezzi e all’opzione legata all’accumulo. Facciamo uno scenario possibile. I primi pannelli fotovoltaici installati nel 2007 oggi hanno dieci anni, e subiscono un degrado delle prestazioni di circa il 10% (su una vita media di venti anni). Nel caso di un pannello che all’origine aveva un tasso si conversione del 14%, questo calo fisiologico si traduce in un 1,4% in meno. E il tutto porta il rendimento di conversione del 12,6%. Cosa che porta alla perdita di 50,4 kWh l’anno.
Rispetto ai rendimenti dei nuovi pannelli quindi abbiamo una percentuale più bassa del 7,61%, a parità di superficie. In termini assoluti significa che un impianto da 3 kWp di dieci anni di vita rende, con un tasso d’insolazione di 1.200 ore l’anno, se viene sottoposto a una ristrutturazione con nuovi pannelli, può non solo recuperare il decadimento fisiologico, ma incrementare la produzione, attraverso il delta: 273,9 kWh l’anno.
Con ogni probabilità il bilancio, oggi, non è ancora positivo sul fronte economico, ma con gli sviluppi dei prossimi anni potrebbe diventarlo. Certo servirà maggiore consapevolezza circa il comportamento del proprio impianto da parte degli utenti e dei professionisti che li seguono, anche grazie a un costante monitoraggio, ma anche e sopratutto un adeguamento normativo che consenta operazioni di questo tipo senza intaccare, ne verso l’alto, ne verso il basso, gli incentivi.