Fotovoltaico in caduta libera. Parliamo dei prezzi e non degli investimenti, per questa rinnovabile che già oggi in alcuni contesti batte le energie fossili. Questo è ciò che afferma Bloomberg New Energy Finance. Entro dieci anni il fotovoltaico potrebbe diventare la fonte a minor costo economico grazie alla rapida diminuzione dei costi, guidata dagli impianti di grandi dimensioni, installati dalle utilities, un fenomeno che si sta sviluppando specialmente negli Stati Uniti.
Negli ultimi sette anni, infatti, il prezzo del fotovoltaico è diminuito del 62% e si è trattato di un fenomeno che ha riguardato tutta la filiera produttiva. Per dare un’idea del “crollo” si può prendere spunto da alcune aste che si sono svolte recentemanete in Cile e negli Emirati Arabi e che hanno assegnato, lo scorso anno, all’elettricità generata da questa fonte 2-3 centesimi di dollaro per kWh, come prezzo riconosciuto al produttore e che dovrebbe essere una tendenza alla quale seguiranno aste per valori simili.
Bloomberg stima che al 2025 l’installazione di un megawatt di fotovoltaico a terra arriverà a 74 centesimi di dollaro per watt, mentre oggi è a un dollaro. Si tratta di una riduzione che renderà appetibile il fotovoltaico ai produttori d’energia convenzionali, anche se alcuni, come le industrie attive sul fronte del carbone, stanno già puntando il dito sull’inaffidabilità del fotovoltaico per la sua discontinuità produttiva. Questi soggetti, però, tengono in considerazione due fattori.
Il primo riguarda il fatto che le stime di Bloomberg potrebbero essere conservative e il decremento del prezzo del fotovoltaico potrebbe essere maggiore, anche solo con l’aumento della produttività energetica legato all’efficientamento dei pannelli. Questo calo inoltre, potrebbe tradursi in uno spazio per ammortizzare, in parte, l’extracosto dell’accumulo che rende il fotovoltaico affidabile, mettendo in funzione, tra parentesi, piccoli sistemi in grado di fornire servizi di rete. Questa cosa che diventa un vantaggio e non un costo, come la lobby del carbone vorrebbe far credere.
Oltre a ciò, ed è la seconda questione c’è anche il “crollo” del prezzo delle batterie. Sempre secondo Bloomberg, infatti, il costo delle batterie è sceso del 65% tra il 2010 e il 2015, con il 35% che si è concentrato nel biennio 2014-2015, mentre le prime stime circa il 2016 segnalano che questo trend continua. Ed è un fenomeno al quale credono anche i governi, come quello tedesco che ha rinnovato gli incentivi per l’accumulo fotovoltaico domestico, superando le resistenze in seno all’esecutivo stesso, grazie al fatto che nel biennio precedente il calo delle batterie per i piccoli sistemi d’accumulo domestico è stato del 20%, due punti in più del target che era stato fissato al 18%.